La paura del dentista nei bambini, quando non viene gestita nel modo giusto è quasi sempre la ragione per cui da adulti si prova disagio, più o meno marcato, all’idea di una visita odontoiatrica.
Affrontare la paura del dentista fin da piccoli
L’odontofobia è una vera e propria patologia riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche quando si è difronte alla sola ansia in vista della seduta dentistica, è bene risolvere il problema già nell’infanzia. È bene chiarire che i bambini non sono adulti in miniatura, di conseguenza bisogna adottare comportamenti e modalità terapeutiche ad hoc, rivolgendosi ad un odontoiatra che sia specializzato in pedondonzia (odontoiatria pediatrica). L’età giusta per la prima visita dal dentista è intorno ai 3 anni, momento in cui il piccolo ha sufficienti risorse per poter interagire con il medico e cominciare a considerarlo un “amico di famiglia”.
La classificazione di Wright
Questo metodo di identificazione e catalogazione dei pazienti può essere applicato anche in pedodonzia e distingue tre categorie:
- Paziente collaborativo, che partecipa al trattamento medico senza difficoltà mostrando consenso e cooperazione.
- Paziente non collaborativo, che di solito è particolarmente ansioso, odontofobico o portatore di specifiche patologie fisiche e/o psicologiche invalidanti o limitanti.
- Paziente potenzialmente collaborativo, che manifestano resistenza ma che possono arrivare a vincere la propria paura se aiutati nel modo giusto.
La gestione del paziente pedodontico nel passato
Fino a diversi anni fa non veniva prestata particolare attenzione alla gestione del soggetto pediatrico, e la paura del dentista nei bambini veniva considerata semplicemente come un “capriccio”. L’approccio più comune difronte ad un piccolo paziente spaventato era banalmente agire con modi sbrigativi e risoluti. Questo modo apparentemente scontato ed efficace trasformava però l’esperienza della visita odontoiatrica in un vero trauma, fissando nella memoria sensazioni ed emozioni quali paura e dolore. A causa di questa tendenza, per fortuna ora quasi totalmente scomparsa, molte persone hanno poi sviluppato da adulti un pessimo rapporto con la salute orale e con la figura del dentista.
Strategie da seguire con il paziente pedodontico
Educare alla “normalità”. Andare dal dentista deve essere percepito dal bambino come qualcosa di nuovo ma di assolutamente normale. Una buona regola sarebbe quella di portare il bambino con se quando un genitore deve fare una visita di controllo, in modo che quando sarà il suo turno conoscerà già il luogo, la motivazione e si sentirà più a suo agio.
Approccio graduale. Si possono fissare degli appuntamenti preliminari durante i quali il piccolo può prendere confidenza con l’ambiente, con il dentista e con gli strumenti presenti nello studio (poltrona, specchietto, sonda parodontale, specillo, ecc). L’obiettivo è consentire al bambino di acquisire fiducia e arrivare ad affrontare una visita o un trattamento odontoiatrico con serenità. Anche le sedute possono essere organizzate in modo da aumentare gradualmente il livello di stress a cui il piccolo può essere sottoposto, così che lo sperimentare eventuali sensazioni spiacevoli sia molto meno traumatico.
Rinforzo positivo. Ad ogni piccolo traguardo bisogna comunicare al bambino che si è comportato bene, che è stato bravo, così da dare un valore positivo e incoraggiante all’esperienza. Sempre senza imporre forzature, non bisogna però rinunciare o interrompere un trattamento per via dell’atteggiamente non cooperante del piccolo. Il rischio è che la volta successiva egli tenda a comportarsi nello stesso modo.
Empatia, fiducia e pazienza. Sia il dentista che eventualmente il personale che lo assiste, devono instaurare un rapporto di fiducia con i piccoli pazienti, facendoli sentire tranquilli e sicuri. Per costruire una simile relazione con un soggetto pediatrico occorrono capacità empatiche, comprensione e una buona dose di pazienza. La comunicazione e l’interazione devono essere adattate alla maturità e all’età del bambino, sia sotto il profilo verbale che non verbale.
Premiare il coraggio. Dopo una visita magari si può fare un “regalino” al bambino, comprando un gelato, un gioco, delle matite colorate o andando al parco. Il piccolo assocerà l’esperienza a un ricordo piacevole, inoltre l’idea del premio fungerà da aspettativa positiva e da incentivo a essere coraggioso.
Non trasmettere le proprie ansie. A volte dei genitori molto apprensivi tendono ad apparire tesi e preoccupati per la reazione che potrebbe avere il loro figlio durante la visita odontoiatrica. In questo caso il bambino recepisce questa ansia e la somatizza, infatti penserà “come posso stare tranquillo se anche i miei genitori sono spaventati?”. È comprensibile essere un po’ in pensiero e desiderare che il bimbo non senta alcun dolore, tuttavia è molto meglio tenere queste emozioni per se, apparire distesi e rilassati, così lui capirà che non c’è nulla di cui avere timore.
Prevenire è meglio che curare. Il noto “slogan” ormai divenuto espressione comune vale a maggior ragione per i pazienti più piccoli. Non bisogna aspettare che il bambino abbia mal di denti per correre ai ripari, meglio fare visite di controllo periodiche per trattare un eventuale problema quando è in fase precoce.
Presenza di un familiare. Quando il bambino si trova sulla poltrona odontoiatrica, specialmente se si tratta della prima visita, l’ansia per la separazione può far aumentare la paura. Per questo motivo è fondamentale che i piccoli, almeno all’inizio del percorso, siano accompagnati da un genitore, un familiare o una figura adulta di riferimento. Le volte successive si può fare in modo che i bambini diventino più autonomi, rassicurandoli sul fatto che la mamma o il papà sono proprio nella stanza accanto.
Usare il gioco. La dimensione ludica è per il piccolo un modo estremamente diretto di comunicare, di esprimersi e allo stesso tempo di ridimensionare le situazioni di stress. Molti studi dentistici sono allestiti in modo da rendere l’atmosfera amichevole e rassicurante anche per i bambini, quindi anche questo aspetto conta molto nella scelta del professionista.
Dire sempre la verità. Il dentista deve informare il bambino su tutto ciò che sta per accadere, non bisogna mai omettere o mentire. Mai dire cose del tipo “non sentirai alcun dolore” o “finirà in un attimo”, se poi questo non è vero. Ancor più del dolore che il piccolo potrebbe avvertire, conta l’effetto sorpresa. Spigando bene la situazione si aumenta la prevedibilità dell’evento e anche il suo controllo.
Il dentista tra “racconti dell’orrore” e disinformazione
Molto spesso la paura del dentista nei bambini si sviluppa senza reali motivazioni o a causa di problemi che potevano essere tranquillamente evitati se presi in tempo. Una delle circostanze più comuni sono le storie che i bambini apprendono da parte di compagni di scuola, fratelli o cuginetti. A volte si tratta di racconti esagerati ed esasperati per fare colpo sugli amici, in altri casi è tutto frutto di uno scherzo per tentare di spaventare i soggetti più ingenui e suggestionabili.
Vi sono poi quelle situazioni in cui piccoli disturbi quali carie o altro avrebbero potuto risolversi senza quella visita odontoiatria o quel dolorino in più. Ciò avviene quando per disinformazione in famiglia non viene curata abbastanza l’igiene e la salute orale dei più piccoli perché si pensa erroneamente che i denti da latte, destinati comunque a cadere, non abbiano bisogno di cure. Accade così che un’infezione o un’infiammazione della bocca si aggravano, costringendo il piccolo a subire un trattamento che, nonostante si cerchi di ridurre il dolore al minimo, non sarà in ogni caso piacevole da ricordare.