Spesso odontoiatria estetica e cosmetica vengono confuse e i due termini vengono impiegati, o incrociati erroneamente per indicare indistintamente l’una o l’altra specialità.
Confine tra odontoiatria cosmetica ed estetica
Nella realtà “clinica” odontoiatria estetica e cosmetica sono due segmenti differenti che però di frequente si sovrappongono durante un trattamento dentistico. Entrambe le attività hanno come obiettivo un risultato visivo che migliori le condizioni della dentatura, dando al paziente maggiore fiducia e sicurezza nel proprio aspetto. Tuttavia sotto il profilo strettamente tecnico odontoiatria estetica e cosmetica sono molto diverse, ma ciò compete principalmente agli addetti ai lavori piuttosto che agli utenti che a questi ultimi si rivolgono. Chiarite le finalità quasi identiche dell’odontoiatria estetica e cosmetica, è bene evidenziare le linee di demarcazione tra le due discipline. La prima si occupa di risolvere problematiche anche di tipo “funzionale” attraverso il restauro conservativo e l’utilizzo di protesi. La seconda ha un approccio connesso in maniera più diretta al concetto di bellezza, quindi “non curativo”, ma mirato puramente al ciò che appare all’esterno.
Ciò però non vuol dire che la distinzione tra odontoiatria estetica e cosmetica sia esattamente assimilabile a quella tra “sostanza e forma”. In linea generale tuttavia si può affermare che la seconda materia si preoccupa un po’ meno dell’elemento terapeutico e principalmente di quello visivo. Un professionista dentale che si rispetti non effettuerebbe mai un trattamento di bellezza in presenza di patologie come carie, gengiviti o parodontiti, quindi è fondamentale che odontoiatria estetica e cosmetica operino in modo sinergico. Ai soggetti che si sottopongono a qualunque tipologia di seduta ad esempio per schiarire il colore dei denti bisogna ricordare che non sempre ciò che appare bello è necessariamente anche sano, ma quasi sempre è vero l’inverso. È essenziale prediligere sempre e comunque l’aspetto della salute e del benessere prima di gratificare gli occhi.
Campi di interesse dell'odontoiatria estetica
Odontoiatria estetica e cosmetica si incontrano di continuo, ma mentre la seconda ha il ruolo di correggere qualche difetto con strategie poco invasive, la prima va oltre e tratta problematiche ben più complesse. Nella fattispecie infatti si parla di integrazione di elementi dentali mancanti (edentulia parziale o totale), fratturati o danneggiati, attraverso l’applicazione di piccoli impianti o soluzioni artificiali. Nel dettaglio si parla di plastica dentale allo scopo di ricostruire la guida originale di incisivi, canini o molari. Può rientrare nel campo dell’odontoiatria estetica anche l’ortodonzia, quando si usano apparecchi classici o invisibili (fissi o mobili) per riallineare i denti, eliminare malocclusioni e ripristinare capacità meccaniche perdute. Altri tipi di restauri sono ancora gli intarsi e le corone dentali, impiegati per sostituire porzioni o interi elementi della dentatura. È il caso delle cosiddette capsule, in ceramica, metallo o zirconio, che vengono innestate sui monconi dentali adeguatamente trattati, per evitare che la parte pulpare sia esposta.
In materia di restauri dentali le principali soluzioni adottate sono lo zirconio e il disilicato di litio. Il primo ha caratteristiche di grande resistenza, molto indicato per la realizzazione di ponti, sia su denti naturali che addirittura su impianti. È poco soggetto all’attecchimento batterico ed ha elevata biocompatibilità. Il secondo, cioè il disilicato di litio è in pratica una vetroceramica rinforzata che da una eccellente resa visiva. La possibilità di incollarlo a strutture residue anche molto piccole lo rende ottimo per evitare di limare ulteriormente gli elementi dentali da trattare. È un materiale inerte, anallergico, di norma relativamente antibatterico e biocompatibile. Entrambe le sostanze hanno notevoli proprietà fisiche, meccaniche ed estetiche, tuttavia a parità di performance il disilicato di litio mostra una resistenza e una durabilità maggiore, consentendo di risparmiare consistenti porzioni di tessuto dentale originale.
Sbiancamento denti e faccette dentali
Le faccette dentali rappresentano uno di quegli ambiti in cui odontoiatria estetica e cosmetica si confondono più facilmente. Vengono di frequente paragonate a delle “lenti a contatto” per i denti, applicate per risolvere discromie o difetti di forma nella dentatura. Nonostante il fine sia “cosmetico” questa tecnica appartiene però all’odontoiatria estetica poiché si parla di vere e proprie “protesi” che vanno incollate ai denti solo dopo che questi ultimi sono stati adeguatamente lavorati e adattati. Le faccette dentali più utilizzate sono quelle in ceramica o in resina speciale, e vengono fissate in modo stabile e permanente con appositi cementi. Per ultimo ma non ultimo tra i trattamenti che vedono più frequentemente sovrapporsi odontoiatria estetica e cosmetica vi è l’otturazione o riempimento degli eccessivi spazi interdentali, quasi sempre incisivi (diastema).
Lo sbiancamento dentale è poi uno di quei trattamenti in cui tra odontoiatria estetica e cosmetica prevale decisamente la seconda. L’obiettivo è ottenere un sorriso smagliante e luminoso, privo di macchie o della patina giallastra che si forma a causa di componenti genetiche, alimentari e stili di vita scorretti (fumo, alcol, troppa caffeina). Non si tratta di una terapia ma di una pura attività di bellezza, eseguibile sia in maniera domestica o “fai da te” che professionale. A prescindere da quali siano le aspettative si consiglia prima di tutto di sottoporsi ad una visita di controllo dal dentista, per verificare lo stato di salute di bocca e denti. Nell’eventualità vi siano disturbi dentali silenti un trattamento cosmetico come lo sbiancamento, domiciliare o no, può essere controproducente e avere effetti molto dannosi.
Precauzioni per i trattamenti di bellezza dei denti
Anche in condizioni di perfetta salute sbiancare i denti può scatenare una temporanea ipersensibilità dei denti, oltre ad una transitoria infiammazione gengivale. Proprio per questo è sempre meglio rivolgersi ad operatori specializzati e qualificati, senza agire da soli in maniera improvvisata e superficiale. In odontoiatria cosmetica le sostanze più comunemente usate per lo sbiancamento dentale sono il perossido di idrogeno e di carbamide, spalmati in forma di gel sulle superfici da trattare. Le proprietà schiarenti degli elementi chimici vengono poi attivate tramite esposizione a lampade a LED, in maniera indolore e non invasiva. Insieme allo sbiancamento di frequente gli utenti richiedono anche l’applicazione del “brillantino dentale”. Si tratta di un piccolo cristallo che serve a simulare i veri e propri diamantini innestati nello smalto (foratura, piercing dentale), allo scopo di illuminare il sorriso. La procedura non richiede anestesia, è sicura, non danneggia lo smalto, ma la rimozione deve essere fatta solo da personale tecnico.
Come si è visto tra odontoiatria estetica e cosmetica vi è una certa distanza sia nelle procedure che negli obiettivi, anche se nella pratica l’una deve tenere in considerazione l’altra. Nel già citato caso dello sbiancamento dentale ad esempio, in presenza di faccette bisogna rammentare che lo schiarimento cromatico interesserà soltanto gli elementi dentali naturali e non la protesi. Allo stesso modo è facilmente intuibile che non è possibile, anzi sconsigliabile, pensare di applicare un brillantino dentale su una faccetta. La ragione per cui tutt’oggi vi sia ancora tutta questa confusione tra odontoiatria estetica e cosmetica è per via dell’assimilazione dei termini al mondo della bellezza in generale. Lo stesso accade quando si parla di medicina estetica e cosmetica, senza sapere che la prima attiene alla disciplina chirurgica mentre la seconda ai trattamenti non invasivi.